Una storia da brividi, in tutti i sensi..
- Lara Ferrari
- 1 feb 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Pensando ad atmosfere innevate, mi verrebbero in mente tanti film in cui la neve domina il contesto e la sceneggiatura, ma desidero parlare con voi di un film in particolare, "Into the wild" ("Nelle terre selvagge"), in cui si rappresenta qualcosa che va oltre la semplice sfida uomo-natura. Si tratta di un vero e proprio progetto di vita, basato su di una storia vera ed omonimo romanzo "Nelle terre estreme" di Jon Krakauer, che rende tutto più coinvolgente, appassionante e da brividi.
Un ragazzo di nome Christopher McCandless (che sceglierà poi lo pseudonimo di Alex Supertramp nella sua nuova vita), dopo aver conseguito la laurea nel 1992 con ottimi voti, decide di abbandonare tutto per andare a vivere tra i ghiacci dell'Alaska, senza portar con sé alcun bene materiale, se non il classico zaino sulla spalla.
Cresciuto in una famiglia benestante ma ricca di contrasti, il giovane Christopher molla dunque il benessere e la famiglia borghese per sfidare le "terre selvagge".
Follia?!Di primo acchito saremmo portati a pensare questo. In realtà, è tanta dose di coraggio ed un forte idealismo, una fuga anche da quella società che non sentiva sua: ritroviamo nel film un momento in cui il protagonista torna indietro, ma si rende conto che i ghiacci sono la sua reale dimensione incontaminata dal materialismo, falsità e consumismo della società.
L'aggettivo 'selvaggio' (wild) non viene scelto a caso scelto dal regista e autore del film Sean Penn, perché nella cultura americana diventa sostantivo, assumendone così un significato più profondo: si chiama così anche "Il richiamo della foresta", il romanzo in lingua originale "Call of the Wild" di Jack London, uno dei libri che Christopher legge durante la sua avventura.
Ma il giovane ragazzo non viene influenzato solo dalle letture di Jake London, ma da tanti echi letterari: Thoreau ed il suo "Walden" ("Vita nei boschi"); Tolstoj e la sua idea di felicità; la cultura hippy che ancora sopravvive in angoli sperduti della California; "On the Road" di Kerouac; Knut Hamsun con il tema del girovago. Tutto questo bagaglio culturale contribuisce senz'altro ad influenzare una personalità già propensa a tagliare i ponti con la civiltà per vivere in totale solitudine, a contatto con la natura più selvaggia.
Nel suo lungo ed impervio cammino incontra anche tentazioni che lo potrebbero fermare: come l'amore sedicenne Tracy, o il buon vecchio Ron che si offre di essere per lui un nonno, capace di fargli da guida senza però soffocare la sua anima. Ma lui rinuncia ancora a tutto, nell'intento primario di oltrepassare limiti e confini...ed è quando raggiunge l'obiettivo dell'Alaska che si scopre realmente solo, messo completamente a nudo.
Scopre anche una natura crudele, ed annota nel suo diario la frase di Lev Tolstoj (tratta da "La felicità familiare") che poi è diventata un cult: "La felicità è reale solo se condivisa". Però la sua probabilmente non è una sconfitta: perché è in quel preciso momento che, prendendo consapevolezza di se stesso e di quello che è, umano e sofferente in mezzo alla neve, si sente finalmente libero.
È proprio quando senti che tutto sta andando a rotoli che agisci e tutto volge per il meglio😎